rivelazioni. Inatteso soggiorno in Val di Noto. Modica. Contrada San Filippo. "Case Basile". Dolci ospitalità, attraversando atmosfere antiche, dove la pietra si sgretola al tocco del vento. È uno strofinarsi lento, riverbero che amplifica questo spazio chiaro, opaco, luminoso, fugace. La pietra chiara, dorata, nei lacerti di livido rosso chiaro, ed il muschio fitto, malato risale nelle pareti antiche, schermi e specchi di chissá quali storie, racconti, e vita, vite passate...la storia si fa materia attraverso quella pietra, quella architettura, quel paesaggio. Un paesaggio mutato, ormai riflesso, di una società dal linguaggio distorto, forzato. Ma gli orizzonti erano quelli di un casolare lontano, nera finestra crocicchio di nera lontana. I cieli immensi, azzurro grigi, quelli del Guccione o del Gruppo di Scicli. Nuvole, polveri, e fruscii di fabbrica in lontananza, di riflesso il contorto ulivo mischiato al catramato carrubo. Ci si alzava al meriggio al meticcio lieve chiarore a quel cielo, non nostro, lontano dal Demone incastonato nella ginestra. Lasciatemi qui, pure a cercare, la vista migliore. Lasciatemi qui, in questi drammatici, lenti e ricurvi tramonti. Lasciatemi qui, in queste notti senza luci, e solo stelle a fare da volta in espansione. Qui la campagna è nera, la montagna ancora di più, ed i tornanti ubriachi dai bagliori fugaci di una solitaria automobile..Ci trovò girovaghi, in terra Iblea, dalla campagna alle improvvise "città del mondo": Modica, Scicli, Ibla, Ispica e le sue cave e Pozzallo.
Durante le sere, uscite notturne e racconti di chi aveva vissuto l'infanzia e tutta una vita in questa parte d'isola, chiara, molle, aspra... Contrada San Filippo, un baglio, un grumo di storie che si accavallano nel tempo. Storie e testimonianze di vite ormai disperse in un passato remoto, dove ne resta nell'aria solo il ricordo ovattato, lontano, presente nell' attraversare quegli spazi. Storie, e fotografie sparse su di un tavolo, da riordinare, e ancora racconti e ricordi, amplessi della memoria che voglio ascoltare. Sono tutte li, frammenti di vita recente. No, non fermarti al racconto!! Ma la memoria era testimonianza nelle pareti, nei quadri appesi alle pareti, in quelle finestre aperte a oriente, da dove lance di luce riflettevano con le sue polveri nell'aria, il pavimento ormai schiarito. Mute le meridiane al sole, segnano un tempo lento non più accessibile. Il tempo lento del passato, della luce accecante che spaccava la testa ai contadini nei campi, e li un pastore attraversava con il suo gregge il baglio, e ancora li una anziana signora vestita di antichi merletti passeggia nel suo balcone scoprendo per sbaglio un sottile alito di aria sottile che la rinfreschi per un attimo, dalla calura estiva. E li un gatto, di scatto fugge per rapire tra le zampe una lucertola...e ancora suoni di fisarmonica e balli lontani nel cortile ampio e bianco, dalle ombre nette e sempre uguali, l'edicola votiva e il suo santo dà le spalle al sottile paesaggio.
incontri
Luce e ombra, forti contrasti caratterizzano questi paesaggi. Contrasti apparenti. L'ombra a volte è netta, a volte si dirada. Ed è in questi paesaggi che nella seconda metà del 700 Jean Houel attraversa la Sicilia, registrandone in maniera quasi ossessiva le "antichità, i fenomeni naturali, gli usi e i costumi dell' Isola" Incroci, e sguardi, e disegni descrivono questo luminoso paesaggio. L'aver appreso, il passaggio di Jean Houel da questa contrada mi ha lasciato stupore e meraviglia...Stati di grazia, aver ripercorso gli stessi passi perduti. È stato un caso, io non lo sapevo. La grazia guida i cercatori di bellezza:
"Da Spaccaforno Houel si trasferice a Modica, importante città della Val di Noto, di cui visita i dintorni e in particolare la Grotta di San Filippo nell'omonima contrada dell' altipiano ibleo: si tratta di una cisterna con volta a botte scavata nella roccia "a venti piedi" sotto la superficie terrestre e accessibile da una scala. L'insieme era stato realizzato, scrive l'artista, "con cura, esattezza, gusto e precisione": per la perfezione che la caratterizza egli l'attribuisce ad epoca greca e pensa che il toponimo San Filippo sia stato dato quando all'interno della cisterna si ricavò una cappella consacrata a tele Santo. (...)
Quando viene esplorata da Houel la cappella-cisterna era già in stato di abbandono e solo una croce di pietra posta all'esterno ne segnalava la presenza. Attualmente l'antica struttura ipogeica si suppone ubicata presso le "case Basile" di Contrada San Filippo, probabilmente nel cortile in cui si trova l'edicola votiva(...)"(1)
ringrazio:
Annamaria Basile, Muni, Michele, Toti, Felice, Margherita per l'ospitalità di questo magico soggiorno
e l'architetto Ignazio Bellaera per le preziose informazioni riguardo il passaggio di Houel in Contrada San Filippo
(1) Francesca Gringeri Pantano, "L'isola del viaggio", Domenico San Filippo Editore, Catania, 2009
"..un paese in forma di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno spone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi, con tante scale fra le due metà, a far da pacieri, e nuvole in cielo da un campanile all'altro, trafelate come staffette dei Cavalleggeri del Re...'' (Gesualdo Bufalino)
altro intreccio. Altro incontro. Ho deciso di ri/immergermi e riprendere la scrittura siciliana. La sua letteratura. La sua lettura. Per me in "isolitudine". Con Bufalino ho iniziato il mio viaggio in terra Iblea.